Bruxismo: cause e gestione del digrignare i denti

Il bruxismo è un’attività muscolare ripetitiva della mascella, caratterizzata dall’eccessivo digrignamento o serraggio dei denti, al di fuori della normale attività funzionale. È stato riscontrato che il bruxismo colpisce il 21,5% della popolazione.

 

Il termine “bruxismo” è stato riconosciuto intorno al 1940 nel campo dell’odontoiatria, come indicato nell’ottava edizione del Glossario dei termini protesici (GPT-8) (2005).

 

Può avvenire durante il sonno o da svegli. In alcuni individui in entrambe le circostanze, ma fisiopatologia, segni, sintomi e caratteristiche sono diversi nei due casi.

 

Gli studi hanno riportato che il bruxismo da svegli colpisce le femmine più comunemente dei maschi mentre nel bruxismo del sonno, i maschi sono ugualmente colpiti come le femmine.

 

Il bruxismo può essere tonico (contrazione muscolare sostenuta per più di due secondi), fasico (breve, ripetuta contrazione della muscolatura masticatoria) o combinato, quando alterna tonico e fasico. Circa il 90% degli episodi di bruxismo del sonno sono fasici o combinati, a differenza di quello da svegli, che è tonico.

 

Il bruxismo può causare problemi di postura; può influenzare i muscoli masticatori e posturali del rachide cervicale, che possono creare dolori muscolari e cambiamenti cronici permanenti; può indurre l’usura e la frattura dei denti, patologie dell’articolazione temporomandibolare e mal di testa.

 

Bruxismo da svegli

 

Durante le ore di veglia, gli individui sono spesso sorpresi, quando vengono informati che stanno serrando i denti, sforzando o spingendo la mandibola, sotto forma di serraggio, a riprova del fatto che questo problema deve essere considerato un atteggiamento.

 

La prevalenza del bruxismo da svegli è del 4,6% della popolazione per il serraggio cronico, tuttavia il 40,1% della popolazione contrae i muscoli occasionalmente durante il giorno. Sembra esserci anche una significativa preponderanza femminile con un rapporto maschi/donne compreso tra 2:3 e 1:3.

 

L’eziologia del bruxismo da svegli è stata tipicamente correlata allo “stress“. Di solito si verifica quando si esegue un compito che richiede concentrazione o durante periodi di particolare affaticamento mentale. Cioè, può essere una reazione transitoria allo stress quotidiano (ansia di stato) o una condizione psicopatologica complessa (ansia di tratto) in individui vulnerabili.

 

Il bruxismo da svegli è anche associato a depressione, come osservato nei pazienti bipolari. Questa relazione può essere spiegata da disturbi nel sistema centrale dei neurotrasmettitori e associata, in rari casi, a condizioni neurologiche come la malattia di Huntington e la distonia orofacciale.

 

L’incidenza del bruxismo da svegli è particolarmente alta nelle sindromi che presentano la combinazione di stereotipie e deficit cognitivo, vale a dire la sindrome di Rett (97%), la sindrome di Down (42%) e i disturbi dello spettro autistico (32%). Complessivamente il bruxismo da svegli è più frequente nei disturbi del movimento ipercinetici con stereotipie.

 

Bruxismo nel sonno

 

Nel 1990, l’International Classification of Sleep Disorders (ICSD) ha definito il bruxismo durante il sonno all’interno della categoria delle parasonnie come “un disturbo del movimento stereotipato caratterizzato da digrignamento o serramento dei denti durante il sonno“. Nel 2005, nella seconda edizione dell’ICSD (ICSD-2), il bruxismo nel sonno è stato classificato come uno dei disturbi del movimento correlato al sonno e definito come “un’attività parafunzionale orale caratterizzata da digrignamento dei denti o serramento della mascella durante il sonno, solitamente associati con i risvegli dal sonno.”

 

L’eziologia del bruxismo del sonno sembra essere multifattoriale. Ci sono un certo numero di teorie fisiopatologiche, inclusi i meccanismi correlati all’eccitazione durante il sonno, l’attivazione cardiaca simpatica autonomica, la fisiologia respiratoria correlata al sonno, la predisposizione genetico-familiare e vari fattori psicosociali o condizioni neurologiche concomitanti.

 

Le prove scientifiche accumulate negli ultimi tre decenni hanno rivelato che il bruxismo durante il sonno dovrebbe essere considerato un disturbo del movimento correlato al sonno con un’eziologia multifattoriale, indicando che i fattori meccanici, come la malocclussione dentale, non possono essere considerate come un singolo fattore eziologico. Invece, la genesi del disturbo è probabilmente spiegata da complessi processi fisiologici multisistemici generati all’interno del sistema nervoso centrale e autonomo per un rilascio eccessivo dei neurotrasmettitori.

 

Il bruxismo nel sonno può essere concomitante con disturbi del movimento correlati al sonno come il movimento sistematico degli arti, la sindrome delle gambe senza riposo e disturbi del movimento ritmico come dondolio del corpo e agitare la testa. Inoltre, si registra una relazione tra bruxismo e respirazione disordinata del sonno, compresi i risvegli correlati allo sforzo respiratorio e gli eventi di apnea-ipopnea.

 

Il bruxismo sembra essere più diffuso quando si dorme in posizione supina, il che è correlato a una maggiore possibilità di ostruzione delle vie aeree. È stato anche stabilito un collegamento tra il bruxismo e l’ipertrofia tonsillare, che è fortemente correlata all’ostruzione delle vie aeree superiori.

 

Uno studio su pazienti adulti con sindromi somatiche funzionali correlate con sintomi fisici, sofferenza e disabilità scarsamente spiegate come la fibromialgia e la sindrome dell’intestino irritabile, ha riportato che oltre il 50% dei pazienti soffre della sindrome da resistenza delle vie aeree superiori (UARS), un disturbo caratterizzato dal restringimento delle vie aeree che può causare interruzioni del sonno.

 

La disfunzione è legata alla presenza di fibromialgia, con aumento del dolore muscolare nei distretti contrattili legati alla masticazione e all’interno dell’articolazione temporomandibolare (TMD), il che è in accordo con i dati epidemiologici che indicano che i pazienti con fibromialgia hanno un’alta prevalenza di sintomi TMD, che vanno dal 33% al 97%, e che anche i pazienti con diagnosi di TMD riportano dolore generalizzato, come nella fibromialgia.

 

I medici spesso informano i pazienti, durante l’esame di routine della cavità orale, che serrano e digrignano i denti, sulla base dell’evidenza di logoramento dentale insieme all’osservazione della smerlatura sulla lingua e della linea alba. Classificare i pazienti semplicemente sulla base di questo tipo di osservazione clinica pone alcuni problemi. Ad esempio, è essenzialmente impossibile distinguere clinicamente se l’attività del bruxismo nel sonno è attuale o si è verificata in passato. Inoltre, non consente ai medici di distinguere tra bruxismo da svegli o durante il sonno.

 

In ogni caso, il bruxismo è significativamente influenzato dallo stile di vita! Uno studio multifattoriale su larga scala della popolazione sul bruxismo del sonno ha rivelato che la vita altamente stressante è un fattore di rischio significativo, soprattutto per i oggetti adulti perfezionisti con tendenza all’ansia, alla rabbia, all’aggressività, alla depressione.

 

Questo problema, in realtà, riguarda adulti e bambini. Tra i bambini di età compresa tra 6 e 11 anni, i tratti di personalità ansiosi, stressati e tesi sono associati al bruxismo durante il sonno, mentre tra gli adolescenti (12-17 anni) i fattori psicosociali, come i pensieri ansiosi, la condotta e i disturbi antisociali.

 

Ma non solo…I fattori di rischio per il manifestarsi di bruxismo nel sonno sono il fumo di sigaretta (la nicotina stimola le attività dopaminergiche centrali, che potrebbero spiegare i risultati secondo cui i fumatori di sigarette segnalano il bruxismo due volte di più rispetto ai non fumatori), la caffeina, l’alcool.

 

Gli psicofarmaci possono alterare l’attività del SNC e in particolare si ritiene che il ruolo centrale della dopamina induca il bruxismo durante il sonno, attraverso i suoi effetti agonisti (Levo-DOPA, psicostimolanti) ed antagonisti (antipsicotici). Il bruxismo può essere indotto da antidepressivi come gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina e della noradrenalina, i farmaci antistaminici, che influenzano la neurotrasmissione della serotonina. Allo stesso modo, le droghe illecite, come le anfetamine, il metilfenidato, e i farmaci cardioattivi, come i bloccanti dei canali del calcio e i farmaci antiaritmici, possono indurre il bruxismo durante il sonno.

 

Valutazione del bruxismo

 

Come parte della valutazione dei pazienti con bruxismo durante il sonno, il medico dovrebbe identificare potenziali fattori scatenanti e di rischio. La maggior parte di questi concetti si basa sull’opinione di esperti, ma mancano studi controllati e a lungo termine.

 

Tra le varie metodiche per la valutazione del bruxismo, la registrazione EMG è comunemente utilizzata per misurare direttamente l’effettiva attività di bruxismo durante il sonno. Gli episodi di bruxismo nel sonno sono stati misurati per periodi prolungati, a casa dei pazienti e con l’uso di dispositivi di registrazione EMG a batteria. Questo dispositivo può misurare più minuziosamente l’attività dei muscoli masticatori, inclusi il numero, la durata e l’entità del fenomeno.

 

La registrazione polisonnografica (PSG) per il bruxismo del sonno include generalmente elettroencefalogramma, EMG dei muscoli masticatori, elettrocardiogramma, insieme a registrazioni audio e video simultanee. Ha fornito un sostanziale aumento della nostra comprensione dell’attività cerebrale fisiologica, dell’attività muscolare (spesso associata a movimenti involontari delle gambe), della funzione cardiaca, della respirazione e dell’attività autonomica durante il sonno.

 

Gestione del bruxismo

 

La gestione del bruxismo durante il sonno, dopo una diagnosi differenziale e una valutazione del ruolo delle comorbilità (insorgenza di altre problematiche), prevede principalmente l’uso di un apparecchio orale per proteggere i denti dall’attrito; lo splint di stablizzazione mascellare o mandibolare riduce a breve termini il bruxismo del sonno e protegge la dentatura dall’attrito, così come il dispositivo di avanzamento mandibolare e la stecca di soppressione del serraggio.

 

Tuttavia, le opzioni terapeutiche comportamentali e farmacologiche possono essere utili a risolvere il problema.

 

Una riduzione del bruxismo si è vista dopo l’adozione di una terapia comportamentale cognitiva, volta a cambiare i pensieri e i comportamenti inutili e a non focalizzarsi su interpretazioni negative della realtà, come avviene per esempio nella depressione. Possono essere utili anche l’ipnosi, la consapevolezza posturale e il rilassamento muscolare.

 

Le tecniche di rilassamento possono essere impiegate per gestire entrambe le forme di bruxismo. Il rilassamento muscolare guidato e l’acquisizione di consapevolezza, anche sotto la guida di uno psicologo, si sono dimostrati efficaci nel trattamento del bruxismo.

 

In alternativa, il Biofeedback è una tecnica comportamentale, consistente nell’uso degli stessi segnali biologici per ottenere un cambiamento nel funzionamento fisiologico.

 

Per quanto riguarda l’approccio parafunzionale nell’area craniocervicale, è necessario informare i pazienti sulla posizione di riposo mandibolare o sulla posizione di equilibrio posturale della mandibola da adottare nella quotidianità. In generale, tale posizione è descritta come assenza di contatto interdentale (1-3 mm di spazio libero funzionale tra i primi premolari antagonisti) e minima attività dei muscoli masticatori, sufficiente solo a contrastare le forze gravitazionali. Non dovrebbero esserci contrazioni aggiuntive. La bocca deve rimanere chiusa, con morbido contatto delle labbra. La punta della lingua dovrebbe toccare la radice dei due incisivi e il suo dorso verso il palato. Il sottile contatto dentale è consentito solo durante la masticazione o la deglutizione. Infine, deve essere chiaro che un eccessivo contatto dentale può tradursi in una parafunzione che alla fine aggrava il dolore o la disfunzione della regione facciale.

 

Successivamente va insegnato l’automonitoraggio, che consiste nell’appoggiare la punta della lingua sul palato, rilassando i muscoli ogni 20 o 30 minuti. Questi metodi interrompono l’abitudine scorretta, attraverso il rilassamento e la separazione delle arcate, ed evitano il serramento dei denti.

 

I farmaci consigliati sono beta bloccanti,  miorilassanti, antidepressivi e sedativi, Diazepam,  Lorazepam e Clonazepam, che possono essere prescritti per alcuni giorni. Basse dosi di antidepressivi triciclici possono essere utilizzate per inibire la quantità di sonno REM (movimento rapido degli occhi).