Autopoiesi: la capacità del nostro organismo di rigenerarsi

Già nel V secolo a.c., il medico dell’antica Grecia Ippocrate affermava:

“…gli uomini devono sapere che da nient’altro se non dal cervello derivano la gioia, il piacere, il riso, il divertimento, il dolore, il pianto e la pena. E attraverso esso noi acquistiamo la conoscenza e le capacità critiche, e vediamo e udiamo e distinguiamo il giusto dall’errato. E attraverso il medesimo organo noi diventiamo pazzi e deliriamo, e temiamo e il terrore ci assale…”

Il corpo come un tutt’uno

Negli ultimi quarant’anni ha preso sempre più piede la teoria che gli organismi, compreso l’essere umano, non possono essere compresi guardando solo le loro singole parti separatamente, ma considerando l’insieme di componenti che interagiscono tra loro, a tal punto da influenzarsi in positivo e in negativo.

Il comportamento dei sistemi viventi è spiegato in termini di interazioni tra le parti, cioè in termini di cosiddetti meccanismi, in cui le varie parti che li costituiscono sono entità con determinate capacità intrinseche. Le varie “componenti” dei sistemi viventi sono un flusso continuo di cambiamenti. Da qui nasce il termine “autopoiesi” (dal greco: “creazione” e “sé stesso”).

Questo sostengono i biologi Maturana e Varela che nel 1980 hanno coniato questa definizione di “autopoiesi”:

“Una macchina autopoietica è una macchina organizzata (definita come unità) come una rete di processi di produzione (trasformazione e distribuzione) di componenti: attraverso le loro interazioni e trasformazioni si rigenerano continuamente e realizzano quella rete di processi (relazioni) che li ha prodotti.”

L’omeostasi o equilibrio

Uno dei principi cardine dei sistemi biologici, quindi anche dell’uomo, è mantenere l’omeostasi, cioè l’equilibrio, al fine di vivere nel modo più economico, indolore, con il minor dispendio energetico. Di conseguenza, gli organismi sono dotati anche della capacità di autoguarigione, di autorigenerarsi, per riacquistare l’equilibrio, una volta perduto a seguito di cambiamenti importanti.

La salute, dunque, corrisponde all’equilibrio (omeostasi) e la malattia al disequilibrio. Resta inteso che più è elevato il disequilibrio, maggior tempo e fatica saranno necessari al nostro organismo per recuperare lo stato di salute.

Per fare questo, però, dobbiamo essere in grado di metterci nella condizione di recuperare l’equilibrio perduto.

Situazioni di stress, depressione e malessere mentale protratti nel tempo, oppure atteggiamenti e posture scorretti, che andranno a diminuire l’elasticità del nostro sistema muscolare, causeranno problemi cronici, che richiederanno un tempo maggiore, impegno e pazienza più costanti per essere risolti.

Ansia e depressione

Prendiamo, ad esempio depressione e stati di ansia frequenti; queste condizioni della nostra mente possono influire notevolmente sul nostro corpo, dal momento che causano l’iperattivazione del sistema nervoso simpatico e inducono un aumento di ormoni quali cortisolo e adrenalina, che a lungo andare causeranno l’inibizione del sistema immunitario, aumenteranno la pressione arteriosa e la frequenza cardiaca, danneggiando i tessuti e rendendoci più vulnerabili alle malattie, anche le più banali come raffreddore e influenza! Conoscete qualcuno che si ammala spesso? In quale condizione emotiva si trova?

Inoltre, stati di malessere della mente, si ripercuotono sulla nostra postura, spingendoci ad adottare atteggiamenti di chiusura, con spalle avanti e testa bassa. Una persona con uno stato psicologico ottimale cammina a testa alta, mostrando la sua piena altezza.

Allo stesso modo, una patologia o una malattia del corpo possono condizionare la nostra mente e il nostro spirito, portando alla depressione.

Ecco che ritorna il concetto di autopoiesi, la rete che unisce tutti i nostri componenti e che è in grado di trasformare, demolire, ricostruire, attraverso le interazioni tra le parti, tra gli organi.

Seguendo questo concetto, la medicina sta studiano l’interazione tra cervello e intestino, al fine di individuare nuove metodologie di intervento per combattere malattie neurodegenerative come Parkinson e Alzheimer, partendo anche dal ruolo del microbiota intestinale, cioè della folta popolazione di microbi che abitano l’intestino, che svolgono un ruolo fondamentale per il benessere delle diverse componenti del nostro corpo e delle sue innumerevoli funzioni.

Ma di questo parlerò più nello specifico nel blog ASSE CERVELLO-INTESTINO